giovedì, febbraio 09, 2006





Anche i Merdùles e i Boes di Ottana
hanno gli stessi giorni di festa, così come i balli, i canti, gli strumenti, i velli di pecora e i campanacci, delle feste di Mamoiada. A Ottana invece cambiano, oltre che i dolci, soprattutto le maschere, raffiguranti volti antropomorfi, i Merdùles, e zoomorfi, i Boes. Altrettanto momenti di quiete a fasi di grande concitazione, la pantomima suggerisce l’aggiogamento dei buoi che, condotti in coppia per le strade del paese, vengono continuamente pungolati dal bovaro, il Merdùle. Qui, la sfilata non ha proprio nulla della processione danzata e sincronica dei Mamuthones. Basta un attimo perché si scateni improvvisamente la follia: un Boe si getta per terra simulando la morte, un altro scalcia, sbuffa, muggisce, si avventa sul pubblico, in un gesto di ribellione estrema, in un frastuono assordante di campane. Per qualche minuto regna una confusione totale, fino a quando uno non invita a un brindisi collettivo. È la pace dei sensi, degl’animi, di cui spettatori e attori godono finalmente insieme. Intanto, sola e astratta dal resto della scena, si aggira “sa filonzana”, la filatrice vedova, raccolta nel suo scialle nero e con le forbici in mano, pronta a recidere il filo che pende dal suo fuso. Il filo della vita, s’intende, come un tempo facevano le Parche, figure ancestrali, depositarie del destino dell’uomo. Una presenza oscura e al tempo stesso esorcizzante, che diventa un monito per tutti.


Video: http://www.lamiasardegna.it/web/000/foto.asp?url=410/084-320

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