giovedì, febbraio 23, 2006


Quando il vento si fa scultore

È l’erosione a plasmare i graniti della Gallura: piccoli e grandi blocchi arrotondati scavati e scolpiti dai tafoni, (lu tavoni, in gallurese) disegnano gli scenari dell’interno e lungo le coste. I primi sono il risultato dell’erosione nel sottosuolo, che agisce sulla naturale fessurazione della roccia (1). L’acqua circola nelle fratture e dissolve e disgrega la roccia formando depositi di detriti (2). Quando i detriti vengono asportati dal dilavamento, rimangono solo i massi arrotondati, accatastati gli uni sugli altri (3) e spesso soggetti a ulteriore erosione con un processo di desquamazione, “a pelle di cipolla”. I tifoni si formano invece in ambiente aereo (4): è l’azione combinata del vento e dell’acqua salata a scavare la dura roccia. Il vento accelera l’evaporazione e quindi il deposito di cristalli di cloruro di sodio che, aumentano di volume, disgregano la roccia. Il processo inizia con l’esportazione di un primo cristallo: si crea così una piccolissima nicchia che progressivamente s’ingrandisce verso l’altro, per desquamazione della volta.

lunedì, febbraio 13, 2006

Spettacolo Sottomarino
Tutto il meglio dei fondali più scenografici del Mediterraneo


Immergersi in Sardegna è il sogno di molti sub, attirati da pareti ricchissime di vita e di colore, da una fauna stanziale e di passo incredibilmente ricca, che si muove in un’acqua limpida e cristallina. Tra le decine d’immersioni. Le più intense e spettacolari sono:

Capo Testa- Santa Teresa di Gallura (SS)
Secca delle Cernie. In pieno Canale di Bonifacio, questa secca leggendaria rappresenta un must delle immersioni, con pareti e massi granitici che si sovrappongono formando cunicoli, anfratti e grotte in cui è facile sporgere le famose regine del mare: le cernie. L’immersione va programmata con tempo buono anche perché è possibile scendere facilmente oltre i 40 metri di profondità.

Arcipelago della Maddalena (SS)
Secca di Budelli. Enormi massi granitici caratterizzano il paesaggio di questa secca ricca di vita e di colore. Tra gli anfratti è facile incontrare saraghi, ombrine e aragoste, ma non mancano le murene ed estese formazioni di gorgonia bianca. La profondità arriva a 30 metri. Nell’acqua limpida si muovono formazioni compatte di castagnole.

Marina di Orosei (NU)
Relitto KT12. Ci si immerge sul relitto di un cargo affondato dal sottomarino inglese Safari nel maggio del 1943. lo scafo giace ad una profondità di 34 metri. L’immersione e spettacolare perché molte parti della nave sono intatte, con le sagome di cannoni e mitragliere ancora ben visibili.

Isola di San Pietro (CA)
Scoglio del Corno. È un’immersione in mare aperto, lungo le pareti dello scoglio del Corno, di fronte alle altre scogliere di Capo Sandalo. Canaloni, anfratti, grotte e pareti verticali sono l’attrazione di una difficile immersione che scende repentinamente oltre i 50 metri. La corrente è quasi sempre forte e, quindi, si consiglia l’immersione in drift dive, lasciandovi cioè trasportare. Capita anche di incontrare grandi banchi di barracuda.

Capo Caccia (CA)
Grotta del Nereo. A 10 minuti di barca dalle Madonnine, è un’immersione spettacolare e impegnativa, perché la grotta, suddivisa in due ingressi, si dirama in quattro percorsi diversi, tutti suggestivi, specialmente quelli degli Archi di Nerone, e della Camera Grande, a meno di 36 metri.

I Dolci

Ogni festa, dell’isola, si associa ad un dolce. Ma alcune di queste delizie, benché appartengono a specifiche tradizioni locali, sono diventanti simboli dell’intera regione. Come le “seadas”, frittelle farcite di formaggio fresco inacidito, ricoperto di miele di corbezzolo, e zucchero a velo. I morbidissimi “amarettus” (amaretti), i “papassinas”, biscotti di Natale, dei rombi con sapa di mosto, uova uvetta, pinoli e noci; le “pardules” o “casciatine”, fagottini di ricotta e uva; gli “aranzadas” sono strisce di buccia d’arancia candita con mandorle tostate e miele. Originali sono pure le “caschettes” che si regalavano alla sposa nel giorno delle nozze.: sembrano rose bianche di sottile pasta sfoglia, contengono mandorle, sapa e scorza d’arancia grattugiata. Ci sono anche i “gueffus” o “suspiri”, palline di mandorle e fiori d’arancia.

giovedì, febbraio 09, 2006





Anche i Merdùles e i Boes di Ottana
hanno gli stessi giorni di festa, così come i balli, i canti, gli strumenti, i velli di pecora e i campanacci, delle feste di Mamoiada. A Ottana invece cambiano, oltre che i dolci, soprattutto le maschere, raffiguranti volti antropomorfi, i Merdùles, e zoomorfi, i Boes. Altrettanto momenti di quiete a fasi di grande concitazione, la pantomima suggerisce l’aggiogamento dei buoi che, condotti in coppia per le strade del paese, vengono continuamente pungolati dal bovaro, il Merdùle. Qui, la sfilata non ha proprio nulla della processione danzata e sincronica dei Mamuthones. Basta un attimo perché si scateni improvvisamente la follia: un Boe si getta per terra simulando la morte, un altro scalcia, sbuffa, muggisce, si avventa sul pubblico, in un gesto di ribellione estrema, in un frastuono assordante di campane. Per qualche minuto regna una confusione totale, fino a quando uno non invita a un brindisi collettivo. È la pace dei sensi, degl’animi, di cui spettatori e attori godono finalmente insieme. Intanto, sola e astratta dal resto della scena, si aggira “sa filonzana”, la filatrice vedova, raccolta nel suo scialle nero e con le forbici in mano, pronta a recidere il filo che pende dal suo fuso. Il filo della vita, s’intende, come un tempo facevano le Parche, figure ancestrali, depositarie del destino dell’uomo. Una presenza oscura e al tempo stesso esorcizzante, che diventa un monito per tutti.


Video: http://www.lamiasardegna.it/web/000/foto.asp?url=410/084-320

martedì, febbraio 07, 2006

Arti Antiche

A Mamoiada c’è l’unico laboratorio artigianale dove vengono ancora realizzate interamente a mano, le tradizionali maschere dei Mamuthones. I legni migliori per questo tipo di lavorazione sono quelli del pero, del ciliegio, dell’ontano e, soprattutto, del noce, il più malleabile in assoluto. Il pezzo di legno prescelto, lavorato solo dopo due mesi d’essiccazione, deve avere un diametro di almeno 20 centimetri, da cui poi si ricava una maschera larga in media 16, per un peso finale di circa 300 grammi. Una volta terminato il lavoro d’intaglio, il legno va poi bollito in acqua, per rendere più forte e resistente la materia.

lunedì, febbraio 06, 2006


L’anticarnevale avviene a Mamoiada, dove i Mamuthones e le loro maschere tragiche sono protagonisti di riti drammatici che non hanno nulla della festa




Gli autori sono venti, dodici Mamuthones, che rappresentano il simbolo della sconfitta, e otto i Issocadores, i vincitori, con in mano le funi della prigionia. Il palcoscenico è Mamoiada, paese simbolo della Barbagia, dove il più strano Carnevale del mondo si ripete tre o quattro volte all’anno: il 17 gennaio, (la notte di Sant’Antonio), quando, secondo la leggenda, il dio del fuoco pretende che si danzi in suo onore interno ai falò; poi si replica l’ultima domenica di carnevale, quindi il martedì grasso, e si concede una rappresentazione fuori stagione il 27 settembre per la festa di San Cosmo. Si è parlato di strano carnevale e in effetti quella di Mamoiada più che una festa è una mesta cerimonia, misteriosa, quasi tragica. Più giusta quindi la definizione di anticarnevale perché qui accade tutto il contrario di quanto avviene durante le folli giornate precedenti la Quaresima, che sono un’occasione per dare sfogo alla fantasia popolare, per sprigionare le passioni e l’allegria, per trasgredire. La cerimonia si ripete immutabile, da sempre: gli stessi costumi, gli stessi passi, gli stessi gesti difficili da interpretare, ma uguali da secoli.
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I Mamuthones hanno il volto coperto da una maschera tragica, dall’aspetto quasi grottesco, dipinta di nero e scolpita in legno dolce. Hanno anche la testa coperta da un fazzoletto violaceo legata sotto il mento e indossano gli abiti tradizionali del pastore, ma portano al rovescio la giacca di pelle di pecora nera, alla quale sono legati da trenta a quaranta campanacci, ben trenta chili.
Video vestizione: http://www.lamiasardegna.it/web/000/foto.asp?url=410/017-320
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L’Issocadore, il cui nome deriva da “sa soca”, la corda usata per catturare gli spettatori, ha un aspetto ovviamente più vivace: sopra la camicia di tela bianca, indossa al rovescio un corpetto rosso di tipo femminile. Bianchi sono anche, ma non sempre, i pantaloni. Sul capo, la tipica “berritta” nera sarda.
Video vestizione: http://www.lamiasardegna.it/web/000/foto.asp?url=410/020-320




Escono per le vie di Mamoiada i dodici Mamuthones, sfilano ordinati su due file tentando di rispettare (riuscendoci), con i loro lenti movimenti alternati a scatti improvvisi, delicate simmetrie. Si muovono invece con maggiore libertà gli otto Issocadore: procedono all’esterno delle due file di Mamuthones, mantenendo il loro passo, senza però fare il tipico saltello. Poi si spostano di scatto, vanno verso il pubblico, catturano alcuni spettatori con il loro “saco”. Per chi rimane imbrigliato, è segno di buon auspicio. A sera, quando la processione è finita, per le vie di Mamoiada si fa festa grande fino a notte fonda: come l’esplosione di gioia dopo la paura, quasi fosse la liberazione di un incubo.

Video: http://www.lamiasardegna.it/web/000/foto.asp?url=410/028-320

domenica, febbraio 05, 2006

Oristano

Oristano emerge dalla pianura della valle del Tirso, mescolando le sue case ai forti vitigni della Vernaccia, in mezzo agli stagni pescosi che costellano tutta la zona ampia del retroterra antistante il golfo, limitato a nord dalla favolosa penisola dei Sinis ed dal sud dal Capo Frasca. È una città assolata, dalle luci nette e dalle ombre dense, che riesce a suggestionare il visitatore per quell’atmosfera quasi esotica, con le palme e con le cupole piastrellate delle sue chiese, con le antiche case edificate con le pietre provenienti da Tharros, con i muri di mattoni di argilla cruda delle abitazioni periferiche, che con gli squarci fiammeggianti dei sui tramonti irripetibili. È qui, fra queste strade battute dal sole, fra queste mura, fra questi palazzi vetusti che si è scritta una parola decisiva nel corso della storia sarda. Oggi, la grossa borgata di un tempo si presenta come una città moderna, attrezzata, piena di vita e pulsante di attività, per questo l’ultima conquista di Oristano, é stata l’elevazione a Provincia.

venerdì, febbraio 03, 2006

Le spericolate, selvagge acrobazie a cavallo della Sartiglia.

La Sartiglia nel carnevale di Oristano è una corsa selvaggia ed emozionante. L’origine è una giostra militare saracena, appresa forse dai cavalieri cristiani della seconda crociata e importata in Europa nel XII secolo. Gli oristanesi se ne innamorarono quando videro le evoluzioni dei soldati di Pietro D’Aragona, nel 1323, coi quali dovettero vivere i nove lunghi mesi dell’assedio stretto attorno a Villa di Chiesa. Il nome è di derivazione spagnola, e per un secolo e mezzo, quella giostra così emozionante restò un gioco riservato ai cavalieri d’alto rango. Poi, col passare dei decenni, entrò nelle tradizioni del Carnevale e comparvero le maschere, forse per l’odio profondo che gli oristanesi avevano maturato nei confronti del dominio aragonese. E la partecipazione fu estesa a chiunque fosse in grado di compiere le spericolate acrobazie a cavallo, che ne sono l’aspetto più caratterizzante. La storia di Oristano d’altronde sembra essere rappresentata dal cavallo. Le altre due grandi manifestazioni folcloristiche della provincia, l’Ardia di Sedilo e “Sa carrela è nanti” di Santu Lussurgiu, non sono che emozionanti tornei per cavalieri mascherati per le vie del centro storico. In queste corse folli su percorsi mozzafiato si mettono in mostra giovani che spesso diventano i protagonisti del celebre Palio di Siena. Giovani di straordinaria abilità e prestanza, nati e cresciuti coi cavalli e capaci di compiere con essi qualsiasi impresa.

mercoledì, febbraio 01, 2006



I murales politici di Orgosolo

Fra le caratteristiche stradine del centro storico di Orgosolo si possono ammirare i famosi murales dipinti sulle antiche abitazioni alla fine degl’anni sessanta, in genere l’argomento sociale e politico, come quello rappresentato qui sopra; oppure altrettanto apprezzate, sono le linde case, intonacate di tenui colori pastello, con le loro porte e finestre intonacate nel bianco della calce.