lunedì, gennaio 30, 2006



La famosa roccia che sembra un Orso

Capo d’Orso: è questo il nome che, da secoli, viene data alla roccia granitica, alta sul promontorio che si affaccia sul mare di Palau e sullo sfondo di Caprera. La roccia, erosa dalle intemperie e dal vento, vista da lontano, ha una straordinaria somiglianza con un plantigrado dal capo rivolto verso il mare. La singolare “scultura” è la classica meta di escursionisti e fotografi dilettanti, provenienti da Palau, importante centro turistico, dotata di un’ottima ricettività alberghiera. Palau è anche il punto di imbarco dei traghetti in partenza per l’arcipelago della Maddalena.
C’è anche il pane Carasàu: è per l’esportazione

Il tipico pane “Carasàu” o “asàdu”, a sfoglia sottile come carta, biscottato, ridotto in strati quasi trasparenti, e anche decorati in particolari occasioni. È usato soprattutto nell’area settentrionale e nei paesi di montagna, quelli ad economia prettamente pastorale. Centri di maggiore produzione del “Carasàu”, ora confezionato per l’esportazione, sono sia nel Nuorese sia nei paesi del Logudoro.


domenica, gennaio 29, 2006


Pani di Pasqua

In occasione della Pasqua si realizzano numerosi pani decorati, alcuni con i simboli della Passione del Cristo, altri fioriti e con l’uovo a simboleggiare la Resurrezione.
La spiaggia più Sportiva

A Porto Pollo tira sempre il vento. E qui si danno appuntamento i surfisti di tutta Europa, indipendentemente dalla stagione. L’insenatura che i sardi confidenzialmente chiamano Porto Puddu giace alla foce del fiume Liscia, sulla costa nord, a 4 km da Palau (Ss). Teatro del windsurf professionale e amatoriale, dove il suo successo all’istmo di sabbia dorata che si allunga verso l’isola dei Gabbiani, creando due mari delle diverse qualità: se da una parte l’acqua è calma, dall’altra è mossa, e viceversa. Quindi, qualunque sia la condizione metereorologica, sono garantite sia l’indispensabile spinta alle vele, sia acque ferme ai bagnanti.
La spiaggia più Esotica

Bianca come borotalco, Brandinchi è una delle spiagge che meritano il soprannome “Tahiti”. La profonda insenatura, delimitata da una catena di dune su cui crescono i cigli selvatici e abbracciata da una pineta, si trova ha 8 km da San Teodoro, sotto la penisola di Capo Coda Cavallo, ancora Gallura nonostante si già provincia di Nuoro. I fondali bassi e sabbiosi, mettono in evidenza le trasparenza marine, che dall’azzurro chiaro virano al blu intenso, dando l’impressione di una spiaggia tropicale. All’orizzonte, la sagoma montuosa dell’isola di Tavolara, la cui mole, alta 500 metri, compare dietro il promontorio di Capo Coda Cavallo. Brandinchi è il regno dei bambini perché l’acqua, oltre che bassa, è quasi sempre calma, spesso immobile come quella della piscina. Dietro il cordone di dune che separa la spiaggia dal mare c’è uno stagno, oasi naturalistica nonché dimora di molte specie di uccelli d’acqua, compresi i fenicotteri rosa.

martedì, gennaio 24, 2006

La spiaggia più Bianca

In Sardegna le spiagge bianche non sono certo una rarità, ma la sabbia finissima di Porto Giunco, nel Cagliaritano, è addirittura abbagliante. Si trova all’interno dell’area marina protetta di Capo Carbonara, dove l’ultima volta in Sardegna, la foca monaca. La spiaggia è circondata da boschi di pini e segnata da due torri d’avvistamento spagnole, uno a Capo Carbonara e l’altra a Villasimius. Alle spalle della spiaggia c’è lo stagno di Notteri.

lunedì, gennaio 23, 2006

La spiaggia più Cinematografica

Su Giudeu è il proseguimento della spiaggia di Baia Chia, nel Sulcis, a una decina di chilometri da Domus de Maria (Ca). sulla costa sud, a Capo Spartivento, il luogo arenile di sabbia dorata è delimitato da una catena di dune. Di fronte, a pochi metri dalla costa, emerge l’isolotto di Su Giudeu, uno scoglio dove i gabbiani arrivano per farvi il nido. Questo ampio arenile che uno stagno sembra suddividere in piccole spiagge separate è, dai tempi del Carosello, location di storici spot pubblicitari. Il primo fu quello del bagno schiuma Vidal che aveva come testimonial un cavallo bianco al galoppo sulla battigia. A seguire si girano le scene delle conviviali chiacchierate da spiaggia con l’immancabile cono della Sanson in mano e più recentemente quella di una Porche che si arrampica arditamente sulle dune come fosse un fuoristrada. L’ultimo hollywoodiano per dispiegamento di mezzi e per lusso, è stato il lancio di Blu, il profumo di Bulgari. Per l’occasione è stato steso un tappeto rossa sulla spiaggia e costruita una piattaforma sull’acqua come piedistallo di un prototipo gigantesco della bottiglia di profumo, star della serata. Tolte le èquipe di ripresa e i relativi corredi, resta una splendida spiaggia a grande effetto scenografico, prediletta anche dagli appassionati di surf e di kite-surf. A Su Giudeu si arriva con la statale 195 che da Cagliari va verso Chia. Giunti all’altezza del Chia Laguna si svolta a sinistra seguendo le indicazioni.

giovedì, gennaio 19, 2006

La spiaggia più Mondana

Long Beach è il nome esotico che le fashion victims in Sardegna collocano subito in Costa Smeralda, a pochi chilometri dalla mecca di vip e vipwatchers. Il suo nome vero, in sardo, è Lisci Ruja. La grande mezzaluna di sabbia bianca che si tinge rosa verso la battigia è la spiaggia più grande e più “in” di Porto Cervo. Mondana lo diventa solo per due mesi, a luglio e ad agosto, quando arrivano gli ospiti chic del Cala Volpe; ma per il resto dell’anno, la sua natura è quella di un lido selvaggio, libero e solitario, circondato dal cisto e dal corbezzolo, dove razzolano i cinghiali. L’orizzonte non contempla case e costruzioni. Tutt’al più verso al mare è un continuo sfilare di panfili stratosferici dei danarosi vacanzieri che sul litorale si danno appuntamento dalla mattina al tramonto. Clou della stagione estiva è il beach party del 15 agosto, un evento per nottambuli e paparazzi. Durante la stagione dei bagni, il movimento intorno alla spiaggia richiama i venditori ambulanti che propongono costumi all’uncinetto, tatuaggi all’henné e vassoi di frutta fresca. Un consiglio: meglio arrivare dalla mattina presto, perché, quando il parcheggio della spiaggia è pieno, bisogna attendere che qualcuno se ne vada via.
La spiaggia più Musicale

Solo rocce rosse e bosco circondano Coccorocci, la più grande spiaggia di ciottoli dell’Ogliastra, nascosta dalle montagne. Ci si arriva da Bari Sardo seguendo le indicazioni per Marina di Gairo (Nu) e da lì si prosegue lungo la costa di porfido color fuoco, finchè la strada termina e diventa bianca. La spiaggia è costituita da sassi levigati, grandi come uova, che mossi dalle onde si assestano l’uno di fianco all’altro e suonano come nacchere senza ritmo. La spiaggia ha l’ aspetto di un luogo estremo e incontaminato perché, meglio di molti altri, regola l’emozione della lontananza da tutto, incorniciata dai monti Ferru e Cartucceddu che incombono sulla costa con altri sipari di rocce e fitte foreste, proteggendo il lido dalla vista di qualunque insediamento umano.

mercoledì, gennaio 18, 2006

La spiaggia più Desertica

La spiaggia di Piscinas pare un pezzo d’Africa soffiato dal maestrale sulla Costa Verde della Sardegna occidentale, su cui però si avvistano numerosi esemplari di cervi. Le dune mobili alte anche più di 50metri e ornata da contorti ginepri si estendono lungo l’arenile dorato, fino all’acqua, limpida e subito profonda. La larga spiaggia invita a lunghe passeggiate fino a Scrivu, un altro lido nascosto tra le colline di Capo Pecora. Fino agli anni cinquanta, la spiaggia era lo scalo di partenza dell’area mineraria di Montevecchio (Ca), infatti si possono vedere alcuni tratti di binari con i carrelli arrugginiti. Dell’area mineraria facevano parte anche i borghi di Ingurtosu e Naracauli, che abbandonati ormai da molto tempo, hanno assunto l’aspetto di siti di archeologia industriale. La spiaggia si trova a circa 25 chilometri da Arbus. Essendo molto grande, Piscinas non è mai sovraffollata, nemmeno ad agosto.

martedì, gennaio 17, 2006

La spiaggia più Gustosa

Gli algheresi la chiamano spiaggia della Speranza, per via della chiesetta costruita dai marinai nei dintorni, o Porto Pollina; ma il suo nome vero è Porto Poglina, come ci tengono a chiarire gli abitanti di Villanova Monteleone (SS), che ne rivendicano la pertinenza territoriale. Comunque la si voglia denominare, è una meta da non mancare sulla litoranea Alghero-Bosa. La sua fama si è espansa a machia d'olio.
La spiaggia più Panoramica.

In agosto la spiaggia "La Pelosa" non è molto frequentata. é addirittura presa d'assalto. Perciò, meglio evitarla, almeno fino al 15 settembre. In realtà l'assedio turistico finisce prima, ma per qualche giorno ancora i lidi paiono "consumati". Ci mette del tempo prima di cancellare l'usura e ricominciare ad assumere lo charme che le è proprio per 10 mesi all'anno. Solo allora si coglie appieno la sua bellezza, unica, con la seicentesca torre aragonese della Pelosa che delimita e da il nome alla spiaggia, e all'orizzonte, l'isola dell'Asinara che emerge da un mare azzurro come quello delle Maldive, dietro l'isola Piana. La Pelosa, ai piedi di Capo Falcone, si trova all'estremità nord-occidentale dell'isola. Due chilometri la separano dal borgo di Stintino (SS).



Veduta da "La Caldosa"
Trinità D'Agultu

domenica, gennaio 15, 2006




Pane di San Giovanni

Realizzato a Fonni in occasione della festa di San Giovanni (24 giugno), durante la quale è portato in processione, è successivamente spezzato il 29 agosto, giorno del martirio del Santo.

Pani di San Marco

In tutta l’area del Marghine, in occasione della festa di San Marco (25 aprile), si realizzano pani speciali decorati con uccellini e fiori. Benedetti e spezzati durante la festa vengono poi spezzati dai fedeli a protezione della famiglia, dei campi e del bestiame.

venerdì, gennaio 13, 2006

I costumi più ricchi di tutto il Mediterraneo

I costumi della Sardegna sono in genere molto colorati, impreziositi da ricami e da gioielli di ispirazione ispano-moresca, spesso anche in contrasto con la povertà dei paesi d’origine. Assai diversi l’uno dalla l’altro per vari elementi caratteristici, i costumi hanno motivi ricorrenti: in quelli femminili, il corpo è coperto da un velo, una cuffia o uno scialle; le gonne sono lunghe e plissettate, il grembiule è ricamato. Più uniforme il costume maschile, con berretto o “birritta”, corsetto, gonnellino, mastruca in orbace nero che è un tessuto di lana non sgrassata e tessuta a mano. L’assortimento dei costumi della Sardegna, il più vasto dell’area Mediterranea, è dovuto alla difficoltà di comunicazione del passato, che ha impedito la mistione degli abiti. Le sagre di ringraziamento ai santi hanno poi costituito occasioni di incontro tra i paesi dell’Isola presenti agli appuntamenti periodici nei loro costumi tradizionali contribuendo in tal modo alla loro conservazione.

Cabras
L'uomo porta berretto e corsetto neri d’orbace e gonnellino rosso; la donna un abito scuro con scialle.


Mamoiada
La caratteristica maschera di legno del mamuthones; sulla "mastruca" sono legati una trentina di campanacci.
Mamoiada
Nei riti del Carnevale, l'issocadore "rivale" dei Mamuthones ha in mano una corda per catturare prigionieri.


Monserrato
Scialle a frange sopra il capo, collare di pizzo che completa la camicia, gonna in bordatino a righe rosse e blu.


Cagliari
I costumi della sagra di Sant1Efisio, con l'uomo in gilet di broccato e la donna in rosso, blu e pizzo bianco.


Oristano
L'abito ricorda quello delle Baleari nell'uso del panno e del broccato e nel colore della gonna, rossa e oro.

giovedì, gennaio 12, 2006



Iglesias

I pantaloni corti e larghi e il gilet a bottoni sono di foggia iberica. sulla cintura un fazzoletto ripiegato.




Tempio Pausania
Realizzato in broccato nero, era l'abbito delle donne dei ceti sociali elevati. un velo bianco di pizzo circonda il viso.

Quartu Sant'Elena

Foulard ripiegato a nastro, annodato intorno alla "birritta", con gilet lungo di broccato, giacca di orbace.

mercoledì, gennaio 11, 2006



Ollolai
Di linea semplice e diretta, il costume a colori vivaci e piccoli ricami. lo completa una cuffietta, "Su cappiali".


Alghero
D'ispirazione catalana, con mantella in pizzo e retina per i capelli nella donna, fusciacca rossa nell'uomo.

Alà dei Sardi
Caratteristico il gilet di velluto ricamato a fiori in filo di seta, di color granato davanti e nero dietro.

Samugheo
Balze di velluto e di raso variopinto adornano la gonna e il grembiule; sul capo, quattro fazzoletti annodati.


Orgosolo
Gonna color rosso-vino, sormontata da un grembiule a tinte vivaci. Attorno al viso, un fazzoletto di tela.

lunedì, gennaio 09, 2006

COLTELLI

Il tipico coltello sardo, s'arresoja o resolza, è a serramanico, la lama in acciaio, il manico in corno di muflone o di montone. La storia del coltello sardo è la storia del pastore e del contadino dell'isola. Prima di tutto strumento pratico per la vita in campagna poi simbolo di "bàlentia" e di rango sociale oggi rinasce dalle mani dei maestri artigiani come oggetto d'arte e da collezione senza perdere la sua grande praticità.

Il coltello è un oggetto indispensabile per l’uomo che vive in campagna, in modo particolare per il pastore che lo utilizza per tutte le operazioni legate al lavoro quotidiano. Non è però un arnese che ciascuno può costruirsi individualmente. Soltanto abili artigiani possono produrre il coltello. Fra i pochi centri in cui vengono realizzati i coltelli, Pattada è senza dubbio il più noto. “Sa resolza pattadesa” ha conquistato fama ed è ormai rinomata a livello internazionale. Artigiani con altissimo grado di professionalità producono rinomati coltelli non soltanto per essere usati ma anche per essere ammirati come oggetti preziosi da collezione.
"S'ARRESOJA" nasce con un manico di corna di montone, muflone o cervo, ora anche in radice di ciliegio, ginepro o mirto. Il corno viene raddrizzato a caldo e poi lavorato; talvolta assume forme originalissime che ne fanno una scultura artistica di alto pregio.

domenica, gennaio 08, 2006





SA PATTADESA:
il coltello originario di Pattada. E' considerato il coltello sardo per eccellenza. La forma classica in genere a serramanico di "SA RESOLZA" presenta , la lama a foglia di mirto . L'impugnatura è di linea molto semplice, in corno, o legno. Secondo la tradizione, furono i fratelli Mimmia (1818-1906) e Giuseppe Bellu (1830-1908) a dare vita alla produzione di coltelli pattadesi, ora famosi in tutto il mondo.


Modello di Guspinese senza punta, introdotto a seguito delle restrizioni del decreto Giolitti del 1908, che si afferma come coltello dei minatori.

Coltello a serramanico, interamente lavorato a mano ricavato da un corno intero di montone , lama in acciaio 12 C 27 lunga cm.15 e larga cm.6
Tutti ormai conosciamo questo angolo di paradiso, questa terra che, forse, a prima vista, potrebbe non dare l’impressione di essere la “vera” Sardegna,troppo bella,da togliere il fiato.Tra queste rocce, anche su questo mare irreale, anche su queste spiagge di sabbia dorata, anzi proprio qui, si respira l’atmosfera tipica di tutta l’Isola.
Carciofini sottolio

Scegliere carciofini molto piccoli, mondateli tagliando il gambo ed eliminando le foglie dure. Tagliate la parte più alta per eliminare le spine rimaste. Immergeteli per un’ora in acqua fredda con succo di limone. I più grossi si tagliano in quattro parti; fateli bollire in tre quarti di aceto bianco e un quarto di vino bianco, mezzo limone ed un pizzico di sale, per cinque minuti. Controllare che i carciofini non diventino troppo molli. Scolateli e disponeteli ad asciugare su teli per tutta la notte; sistemateli in appositi vasetti, pressandoli; ricoprite d’olio d’oliva ed aggiungete un peperoncino rosso. Consumate dopo 60 giorni.
“Sessanta dì è comu una ita,
e ca vi resci a tantu aspittà;
lu più chi li dogu è una chita:
no volaria chi si possini guastà.”

giovedì, gennaio 05, 2006

FILUFERRU

Significa "fil di ferro". Un'antica leggenda sarda, narra che questo curioso nome nasce in un tempo in cui i contadini distillavano clandestinamente le vinacce. Per tenere segreta questa attività, essi nascondevano gli alambicchi sottoterra, segnando il punto esatto con un pezzetto di fil di ferro, per poter ritrovare in seguito l'attrezzatura. Puro e trasparente, questo distillato di vinacce pregiate, ha un gusto forte e corroborante.
Pane degli sposi

In tutta la Sardegna il matrimonio era l’occasione per una panificazione speciale; tante le tipologie realizzate e assai diverse da paese a paese, anche se accomunate tutte dall’utilizzo di elementi simbolici quali fiori, frutti e uccelli.

Non sempre i pani per nozze avevano forme e decori particolari, in molti casi venivano realizzati i pani giornalieri in maniera più elaborata o i pani festivi arricchiti di simboli legati al matrimonio. Erano delle vere e proprie prove di bravura per le massaie “de manus de oro”, che preparavano un impasto con la migliore farina, da modellare poi in forme ricche, raffinate e decoratissime.

lunedì, gennaio 02, 2006



Pane del Capodanno

Realizzato in ambito agro-pastorale per l’inizio dell’anno, rappresentava il lavoro nei campi o nell’ovile; con finalità apotropaiche venivano spezzati ritualmente dal capofamiglia per essere distribuiti ai famigliari e ai dipendenti.